dei pops natalizi, cupcakes delle feste e una splendida torta per il pranzo di Natale.

del 20% sul corso scelto!
La fittissima tabella di marcia di sabato non renderà giustizia ai posti deliziosi e al cibo in ivi contenuto, ma il tempo è quel che è, e purtroppo le cose belle sono sempre molte di più.
Il Robertson Farmers Market si tiene una volta al mese, ed è un’appuntamento fisso per la gente del posto. Noi siamo capitati lì verso le dieci di mattina, ritenuta quasi alba per un sabato mattina sudafricano. Siamo stati così i primi orgogliosi acquirenti di un dolcissimo Toffie pudding accompagnato da the e caffè, che ha costituito la nostra colazione!
Intorno a noi, gli ultimi preparativi, l’accensione di fuochi per il Braai (tradizionale grigliata sudafricana) e esposizione di marmellate e formaggi.
Primi anche nel firmare il guest book (mai visto un guest book al mercato!!!).
Seconda fermata: Montague e il relativo mercato.
Nonostante le decisamente ridotte dimensioni di questo paese il suo mercato è molto popolare nella zona. Vi si trova un po di tutto, ma è molto più rivolto all’artigianato e alle cose più varie, dai fiori, ai detersivi biologici, dai bonsai ai coltelli “storici”
Sarà l’aria, sarà il cibo, comunque in Sudafrica i vecchietti sono strong!!
La seconda parte della nostra colazione si è poi svolta ad un banco greco, dove vendevano deliziosi dolcetti accompagnati da caffè fatto nel tradizionale pentolino.
Il resto della mattina è trascorso curiosando pigramente nei negozzietti nelle guest house locali, e nella ricerca di un bancomat.
Ora per onor di cronaca, devo dirvi che tutto questo fantastico programma non è farina del mio sacco (che pur ero a conoscenza di questi due luoghi), ma di Tancre, che conoscendo la smania mercantile del momento ha deciso di dedicarmi la giornata, scarrozzandomi in giro e riempiendosi di dolci greci. :)
Ma le sorprese non erano finite: infatti mi sono ritrovata a fare un picnic su un battello sul fiume, con salame, formaggio e l’immancabile bottiglia di vino.
E dopo due settimane di pioggia è uscito il sole. Ma che vuoi di più?
Bye-bye!
Avevo scritto questo post tempo fa, senza aver avuto il tempo di pubblicarlo.
Ecco, mi tocca interrompere i miei sogni mercantili per raccontarvi di un viaggio nel vino...o meglio nelle wine estates.. quindi si, si NEL vino, perchè ne ho bevuto così tanto da ritrovarmi con un difficile mal di testa da gestire di primo pomeriggio.
Questo fine settimana, presa dalla noia nel nostro paesino di pescatori, ho caricato in macchina un moroso e due amici (o il moroso ha caricato noi...) e ci siamo diretti alla volta di una delle famose località vinicole del Sudafrica: Robertson.
Ora, dovete sapere che, checchè se ne dica in giro per difendere l’eno-mercato del nostro beneamato paese, il Sudafrica ci darà presto la m***a.
Qui le cantine fioriscono come gli occhi di madonna in primavera, il vino è buono ed-è-molto-più-ECONOMICO...soprattutto rispetto a certi vini francesi, che oramai data la concorrenza, detengono il titolo più per anzianità che non per qualità! (Un po’ come un paio di scarpe di Armani o di Dior, che paghi più il nome che altro...)
Torniamo a noi. Arrivati in quel di Robertson, essendo oramai mezzodì, ci siamo fermati alla Bon Courage Estate per un pranzo leggero, attorniati da bambini urlanti e decisamente sporchi, come ti puoi sporcare solo giocando tra i filari nella terra umidiccia... Il posto era davvero carino, ma un po troppo chiassoso e busy per i miei gusti.
Ci siamo poi diretti alla “Springfield”, della quale avevo già assaggiato un paio di vini tempo addietro, e innamoratamene, volevo assolutamente comprare una bottiglia di un qual certo vino di cui non ricordavo il nome.
Il bello del Sudafrica, è che nonostante le apparenze e i notevoli sforzi da parte degli ivi abitanti, non ha nulla a che vedere con la nostra costosa e burrrrocratica vita: ragione per la quale fare wine tasting (ossia andare in cantina ad assaggiare vini) è spesso gratis.
Abbiamo quindi preso i nostri bicchieri, e adagiati mollemente su sedie da giardino, abbiamo degustato i vini proposti nel tiepido sole “invernale”. Io ero più che decisa a scovare il vino che mi era piaciuto così tanto, così ho provato tuuuuuuutti i bianchi che c’erano a disposizione. Non erano tanti eh, ma mannaggia me per quanto riportassi indietro il bicchiere mezzo pieno, alle tre avevo un mal di testa lancinante!
Per fortuna ho trovato il mio vino prima della fine della lista, e l’ho orgogliosamente acquistato.
Dopodichè siamo passati in un’altra cantina, che io ero ansiosa di visitare più per il luogo che per il vino, devo dire.
Difatti, mentre la maggior parte delle cantine vinicole è locata in ristrutturazioni di
tradizionali cottage del Western Cape (regione nella quale si trova la zona dei vini), questa sembrava stare dentro un aeroporto.
I due edifici principali di Graham Beck Wines, sembrano (perchè sono nati come cantina, non come aeroporto) dei grandi hangar in mezzo al bush e alle viti.
E’ un posto davvero notevole, con un’arredamento moderno ma accogliente e, mi dicono i miei compagni di viaggio, fanno pure del buon vino.
Tornati a Robertson, e fatto un giro nella cittadina, ci siamo messi in marcia per tornarcene a casa.
Uniche cose degne di nota riguardo a questa città sono:
-il Roberston Slow Festival che si terrà il 5-7 agosto
-e il fatto che, io non lo sapevo, le cosiddette “Stelle di Natale” sono in realtà dei veri e propri ALBERI!!! Ma dico, e io che ho sempre quelle micronane che mi ci stanno nel porta-bicchieri della macchina....dallo stupore ho dimenticato il dovere di reporter di cose superflue e leggermente stravaganti, e non ho fatto foto, ma vi assicuro che l’immagine è un po’ paradossale.
Bye-bye!
Ciao a tutti!
Io sono l’intrusa, sono reporter di viaggi culinari in questo zuccheroso blog e per distogliervi dalla voglia di strafogarvi di dolci con coperture al fondant, vi porterò un po’ in giro con me e chiacchiereremo di stronzaggini varie e di miei quantomai vaghi pensieri riguardanti, ahimè, il cibo nelle sue forme più varie.
Parliamo dunque di cose piacevoli. :)
Da quando sono qui in Sudafrica, sarà per la mancanza del buon cibo italiano, sarà perchè in fondo mangiare bisogna, ho cominciato a navigare nell’infinito mare dei blog, scoprendo via via infiniti mondi di perdizione culinaria.
Purtroppo la mia precaria posizione in questo paese, non mi permette di avere una cucina come Dio comanda, per cui mi accontenterò di parlarvi di semplici ricette di sopravvivenza e di ciò che di cibo si vede in questo paese così stravagante.
Andiamo dunque ad iniziare:
Questo è il paese dei mercati. Voglio dire, tutti hanno i mercati, ma il mercato come c’è qui, io, in Italia, non l’ho mai trovato.
In Italia il mercato è quello delle bancarelle dei cinesi, dei signori delle padelle magiche, degli strofinacci miracolosi e delle scope iperspaziali che promettono splendori stellari.
I bei mercati, quelli in cui puoi comprare del formaggio di quello BUONO (così buono che se non vai presto è tutto sold out), della verdura di quella FRESCA (così fresca che ha su ancora terra e lumache), delle marmellate FATTE IN CASA (ma così genuine che le etichette sono scritte a mano e i vasetti tutti diversi), del pane fragrante (ok forse in quello la vecchia europa batte tutti, ma qui il panificio è un miraggio e la crosta croccante un autentico miraggio!), ecco questi in Italia non ci sono, o al massimo sono delle occasioni speciali che si presentano una volta all’anno.
Invece qui è buona abitudine, anche per ogni sparuto villaggetto di tre anime e un cane, avere un più che dignitoso mercato di almeno cinque banchetti. Ma sono dei posti così bucolici e sorridenti che dovreste vederli!
Ho quindi deciso che vi mostrerò i mercati dei dintorni in tuuuutto il loro splendore locale.
Cominciamo dal mio preferito, perchè abbastanza vicino al paese dove vivo io (15 min.), piccolo ma dignitoso, e con una buona scelta di generi di prima necessità.
Si tratta del piiiiiiccolo mercato di Stanford del sabato mattina.
Situato in una specie di piccola corte sulla “strada principale” (ahaha!) del paese, è composto di circa sei bancarelle.
La prima verso la quale mi dirigo per esercitare il mio potere d’acquisto, è quella della signora che vende le migliori insalate dei dintorni: la spesa è ridicola, la scelta varia e la resa in tavola emozionante!
Parentesi obbligatoria: qui in Sudafrica la verdura è FAN-TAS-TI-CA, insomma, per una volta sa da verdura!!! In Italia non è molto facile trovare addirittura al supermercato verdura che sappia da verdura...
L’altra mia adorabile signora, è colei che fa la mozzarella e la ricotta IN CASA SUA, e vi assicuro che intanto, la mozzarella è buona, e poi non è così facile o economico reperire buona mozzarella in Sudafrica.
Poi ci sono i miei preferiti in assoluto, sia quanto a simpatia che quanto a qualità del prodotto, cioè la coppia che vende torte, tartine, zuppe in monoporzione, quiche, muffin, cup-cake e quant’altro vi possa solleticare il palato.
E per rendere giustizia a tutti dirò che ci sono anche una bacarella di marmellate e fiori, di libri, di collanine e somosa (qui gli ibridi sono un clichè), e un negozietto fisso di chincaglierie più o meno vecchie o di effettivo valore.
Passiamo quindi ad argomenti pratici: se io compro un sacchetto, diciamo come un sacchetto grande di quelli da mettere in freezer per capirci, pieeeeeeeno zeppo di buonissima rucola, come faccio a mangiarla tutta prima che vada a male? Ci faccio il pesto. Ci faccio un pesto di rucola e noci, la cui idea viene per quanto mi riguarda, dalla vulcanica mente di un mio compagno di traversie culinarie e universitarie (che qui saluto linkando il suo blog “Cotto e non assimilato”, autentico pozzo di meraviglia: Ciao Barco!).
Detto ciò:
-rucola freschissima-buonissima-meravigliosissima
-noci pecan (per omaggiare l’esoticità del posto)
-pecorino romano di quello duro e salato (scovato sempre al mercato, ma non questo..surprise!)
-aglio
-olio qb.
-buon senso delle proporzioni per dosare gli ingredienti perchè io ho fatto proprio a naso... :)
Lavare molto bene la rucola, asciugarla e metterla nel bicchiere del mixer; aggiungere le noci, il pecorino, l’aglio e l’olio. Frullare il tutto a bassa velocità, aggiungendo pian piano un’altro po’ d’olio, fino ad ottenere una crema ben amalgamata. Se non usate immediatamente il pesto, potete conservarlo in frigorifero per qualche giorno in un contenitore chiuso, coperto con un filo d’olio d’oliva.
Al posto del mixer potete tranquillamente usare il frullatore ad immersione.
Bye-bye!